Il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin ha ordinato l’inizio delle operazioni militari in Ucraina in diretta televisiva
L’attacco ordinato da Putin è arrivato all’alba, i combattimenti arrivati già a metà mattinata alle porte della capitale Kiev dove la popolazione si è rifugiata nelle stazioni della metropolitana e in massa ha tentato di abbandonare le città.
Le autorità Ucraine si aspettano un assalto alla sede del governo. Secondo la presidenza, “più di 40 soldati ucraini e circa 10 civili sono stati uccisi”, ed altre 18 vittime, fra le quali 10 donne, si registrano in un attacco russo a Odessa.
Le esplosioni sono state registrate anche a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e Kiev. Sotto attacco anche la regione di Lugansk. I media riportano di alcune bombe cadute nei pressi di una scuola italo-ucraina a Zhytomyr, a poco più di 100 Km da Kiev. I bambini per fortuna oggi non sono andati a scuola.
Il discorso integrale del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, Abilitare i sottotitoli con traduzione italiana
Mosca intanto nega che le forze russe abbiano preso di mira le città ucraine o i civili. Il Ministero della Difesa russo diffonde un video nel quale il generale maggiore Igor Konashenkov sostiente, tra le altre cose che “che le forze armate della Federazione Russa non colpiscono né le città ucraine né le strutture sociali nelle guarnigioni militari cioè case di ufficiali, edifici residenziali e caserme, al fine di evitare perdite tra il personale militare ucraino e i membri delle loro famiglie”.
Tutta l’Europa è al fianco di Kiev, il premier britannico Johnson parla di “ora più buia”, il presidente francese Macron chiede “la fine immediata” delle operazioni russe, il premier tedesco Scholz: “Non c’è alcuna giustificazione. Questa è la guerra di Putin”.
L’Ue “fornirà ulteriore assistenza politica, finanziaria e umanitaria” a Kiev, promettono Von der Leyen e Michel, mentre Borrell annuncia l’arrivo del “più duro pacchetto di misure mai adottato”. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg incontra i due alti rappresentanti europei, ovvero la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel per discutere “dell’attacco brutale, non provocato e in corso della Russia all’Ucraina”. Questo è il loro punto stampa integrale.
“Quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi, il nostro vivere da liberi, la nostra democrazia” ha detto il Presidente del Consiglio Mario Draghi rivolgendosi ai cittadini italiani in un breve messaggio di circa quattro minuti.
Draghi ha anche annunciato che domani riferirà al Parlamento sul conflitto in corso, il governo intende lavorare senza sosta per risolvere la crisi accanto agli alleati. Il premier ha affermato che “con la Russia ora il dialogo è impossibile” e che “sulle sanzioni dure l’Italia è allineata totalmente”.
A metà pomeriggio la riunione dei leaders del G7, allargata ai due presidenti del Consiglio e della Commissione europea nel corso del quale Mario Draghi ha ribadito: “Siamo tutti molto colpiti da quanto è avvenuto stanotte. Questa crisi potrebbe durare a lungo, dobbiamo essere preparati. Voglio ringraziare gli USA per la condivisione di informazioni, e la Commissione Europea per la buona proposta di sanzioni sul tavolo. Sulle sanzioni, siamo completamente allineati alla Francia, alla Germania, all’Unione Europea. Dobbiamo essere uniti, fermi, decisi e dobbiamo riaffermare in ogni possibile momento il nostro pieno sostegno all’Ucraina.”
Poco prima delle 20.00 (ora italiana) parla il presidente americano Joe Biden per riferire sulle ulteriori sanzioni che il suo Paese con gli alleati e partner imporranno alla Russia: “Putin ha scelto questa guerra e ora lui e il suo paese ne sopporteranno le conseguenze”.
In molte piazze del mondo le persone si mobilitano per dire no a questa guerra, molte sono le immagini che stanno circolando in queste ore, da quella dei due fidanzati di Kiev costretti a separarsi, alle famiglie della capitale ucraina che si nascondono nelle metropolitane fino ad uno dei più strazianti, un padre che saluta i suoi figli mentre li manda in salvo, lui rimane a combattere per il suo paese.