L’accordo raggiunto stabilisce chiaramente che tutte le nazioni devono fare molto di più
L’accordo raggiunto sabato sera dai negoziatori dei circa 200 Paesi, è certamente un passo importante che segna l’intensificazione degli sforzi per contrastare il cambiamento climatico.
Le conclusioni finali invitano i governi a rivedersi l’anno prossimo con piani più forti per ridurre le emissioni che provocano il riscaldamento del pianeta e sollecitano i più ricchi a erogare almeno il doppio dei finanziamenti entro il 2025 per proteggere le nazioni più vulnerabili.
Il nuovo accordo, da solo, non risolverà problema globale, nonostante le urgenti richieste di molte delle migliaia di politici e attivisti riuniti al vertice di Glasgow.
Lapidaria – forse troppo ingenerosa – la sintesi di Greta Thunberg, affidata ad un Tweet.
The #COP26 is over. Here’s a brief summary: Blah, blah, blah.
But the real work continues outside these halls. And we will never give up, ever. https://t.co/EOne9OogiR
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) November 13, 2021
Resta irrisolta la questione cruciale di quanto e quanto rapidamente ogni Paese dovrebbe ridurre le proprie emissioni nel prossimo decennio. E lascia ancora molti Paesi in via di sviluppo a corto di fondi di cui hanno bisogno per costruire energia più pulita e far fronte agli eventi climatici che si fanno sempre più estremi.
I colloqui hanno sottolineato la difficoltà di guidare decine di Paesi, ciascuno con i propri particolari interessi economici e di politica interna, ad agire all’unisono per un bene più grande.
Il vicepresidente dell’Unione Europea Frans Timmermans in questo senso ha quasi supplicato i negoziatori presenti affinché mettessero da parte le preoccupazioni del “particolare” per concentrare le preoccupazioni sulla crisi più ampia.
Ma l’accordo ha stabilito un chiaro consenso sul fatto che tutte le nazioni devono fare molto di più, immediatamente, per prevenire un catastrofico aumento delle temperature globali. Ha delineato i passi specifici che il mondo dovrebbe intraprendere, dalla riduzione di quasi la metà delle emissioni globali di anidride carbonica entro il 2030 alla riduzione del metano, un altro potente gas serra. E stabilisce nuove regole per ritenere i paesi responsabili dei progressi che fanno o non riescono a fare.
L’accordo finale includeva un linguaggio sulla necessità della “riduzione graduale del carbone”, un indebolimento di un testo precedente che richiedeva invece una “eliminazione graduale” del carbone, il combustibile fossile più sporco. Era un’alterazione sollecitata dall’India. Il rappresentante della Svizzera, Simonetta Sommaruga, ha criticato il cambiamento, insieme ai negoziatori delle Isole Marshall, del Messico e di altri paesi.
“Non abbiamo bisogno di ridurre gradualmente, ma di eliminare gradualmente”, ha affermato la Sommaruga, secondo cui la il passaggio sul carbone è stato modificato all’ultimo minuto, senza alcun contributo da altri paesi e che non sono state consentite ulteriori modifiche. “Siamo delusi sia dal processo che dal cambiamento dell’ultimo minuto. Questo non ci avvicinerà all’1,5 ma renderà più difficile raggiungerlo”.

Gli scienziati hanno affermato che le nazioni del mondo devono mantenere l’aumento della temperatura globale media a 1,5 gradi Celsius, rispetto alla rivoluzione industriale, entro il 2100 o affrontare la probabilità di disastri climatici sempre più devastanti, estinzione di specie, scarsità d’acqua e conflitti. Il pianeta si è già riscaldato di 1,1 gradi Celsius, rispetto ai livelli preindustriali.
Alok Sharma, il membro del parlamento britannico e capo organizzatore del vertice, si è scusato con l’assemblea per il processo..