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venerdì, Giugno 2, 2023

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Le comunicazioni di Mario Draghi in Parlamento

Serviva ricordarlo, e il premier Draghi lo ha fatto oggi in Parlamento dopo aver anticipato nel corso dell’incontro di ieri con Ursula von der Leyen a Cinecittà che sulla richiesta inviata dalla Santa Sede al Governo italiano di modificare il disegno di legge contro l’omofobia, avrebbe risposto alle Camere e così è stato.

“Il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale”

Facciamo un salto indietro. Le prime comunicazioni in mattinata alla Camera, dove c’è stato un piccolo botta e risposta con l’onorevole Rampelli di Fratelli d’Italia che nel corso del dibattito “ha messo in dubbio la mia volontà e la mia capacità di rappresentare gli interessi degli italiani. Volevo solo dirgli che concluso il mio precedente discorso con questa frase: ‘Il vostro sostegno è determinante per portare avanti gli interessi italiani in Europa’.”

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Ancora sul tema dell’europeismo il premier ha ricordato come tutti gli interventi odierni “hanno riconosciuto l’appartenenza dell’Italia all’Europa”. Una posizione che se confrontata con quella di pochi mesi fa, ha subito una “trasformazione veramente significativa”.

Sull’immigrazione il premier “gonfia il petto” quando ricorda che dal giugno del 2018 il tema non era più all’ordine del giorno del Consiglio europeo: “È bastato semplicemente il fatto che io lo chiedessi e l’hanno messa all’ordine del giorno”.

Ma attenzione “non è tanto la rivendicazione di un merito, perché ancora non sappiamo come questa discussione andrà a finire, ma semplicemente il marcare una sensibilità diversa, il capire che questi problemi si possono affrontare solo insieme. Questo almeno ho letto in questa prontezza nell’adesione di questa richiesta”.

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Sulla politica estera poi, ricorda quanto già ripetuto (e ascoltato anche su questi canali web) in occasione dei recenti appuntamenti internazionali, ultimo in ordine di tempo, il G7 in Cornovaglia: “La posizione europea era sì sulle stesse linee, atlantiste e di impegno contro le dittature e le autocrazie, ma è stata modulata in maniera diversa e alla fine è quella che ha prevalso. Nei confronti di tutti i Paesi, ma soprattutto ovviamente questa scelta diventa ancora più difficile nei confronti di quei paesi che violano i diritti umani, la posizione non può che essere quella – specialmente quando la dimensione del Paese è grande – di cooperazione per risolvere i problemi. Ovviamente dobbiamo difendere i nostri interessi, quelli italiani ed europei in un mondo che ci fa concorrenza, spesso sleale, e quindi bisogna proteggersi”.

In questa strategia complessiva il refrain che gli abbiamo spesso sentito ripetere è quello della franchezza “importantissima la franchezza nel difendere i diritti umani e nel denunciare le violazioni” e qui cita Biden al G7 “il silenzio è complicità”.

Il tema principe comunque, anche se lo abbiamo tenuto per ultimo, riguarda proprio gli argomenti in discussione nel Consiglio Europeo dei prossimi giorni: questi includono la ripresa economica; la pandemia da Covid-19 e i vaccini; le migrazioni; e in tema di politica estera i rapporti con Turchia e Russia e le crisi in Etiopia e nel Sahel.

Di seguito trovate il materiale audio e video relativo alla replica in Senato, che è quella, a nostro parere più interessante.

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