“La prima difesa dal virus è stata la fiducia della stragrande maggioranza degli italiani nella scienza, nella medicina. Vi si è affiancata quella nelle istituzioni, con la sostanziale, ordinata adesione a quanto indicato nelle varie fasi dell’emergenza dai responsabili, ai diversi livelli. Le poche eccezioni – alle quali è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico – non scalfiscono in alcun modo l’esemplare condotta della quasi totalità degli italiani”.
Si è svolta nel pomeriggio di lunedì 20 dicembre nella sede della Presidenza della Repubblica la tradizionale cerimonia di scambio degli auguri di fine anno tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e i rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze Politiche e della Società Civile.
In una sorta di “anteprima” dell’ultimo messaggio di fine anno che il Capo dello Stato rivolgerà in televisione agli italiani il prossimo 31 dicembre, Mattarella ha tracciato un bilancio, sostanzialmente positivo per questo 2021 che ormai volge al termine:
“Credo che possiamo trarne un bilancio complessivamente positivo, per aver alzato la protezione dei cittadini di fronte alla minaccia del virus e per aver rimesso in moto la società. È stato il frutto di scelte coraggiose, dei progressi della scienza, di comportamenti coscienziosi, di senso civico diffuso, e la risultante di una convergenza tra le istituzioni e i cittadini.
La pandemia segna ancora il nostro tempo. Ha provocato dolore, sofferenze, nuove povertà. Ma abbiamo visto risposte solidali, sono emersi talenti e qualità inespresse, si sono accelerati processi innovativi. Siamo stati spinti a correggere, con misure efficaci, l’inerzia delle dinamiche economiche e sociali innescate dalla crisi.
Siamo ancora chiamati alla prudenza e alla responsabilità. Ci siamo dotati, tuttavia, di strumenti adeguati per combattere il virus. Non ci sentiamo più in balìa degli eventi.
Pensando all’anno trascorso, viene spontaneo riflettere su quel che può apparire un paradosso: cercare di riconquistare la normalità delle nostre vite sapendo che siamo nel mezzo di trasformazioni epocali che stanno cambiando il lavoro, le abitudini, le relazioni, oltre alle priorità dell’agenda pubblica.
La normalità che, ad oggi, siamo riusciti a riconquistare – circondata da cautele e da misure di vigilanza sanitaria – è già diversa da quella che conoscevamo. La normalità che perseguiamo non sarà comunque il ritorno al mondo di prima.
Adesso la sfida è la ripartenza che, per essere efficace, deve vederci capaci di profondi cambiamenti: mutare i nostri stili di vita, dare allo sviluppo una forte qualità ambientale, fare della transizione digitale una leva per migliorare processi produttivi e, al tempo stesso, per migliorare la vita delle persone e delle comunità”.