Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Pisa in occasione della cerimonia inaugurale del 678esimo anno accademico dell’Università e per l’incontro, a Villa del Gombo nel Parco di San Rossore, con i ragazzi dell’iniziativa “Siete Presente” promossa per i dieci anni del progetto GiovaniSì della Regione Toscana.
Nel suo discorso il Capo dello Stato, come sempre, ha toccato anche temi di stretta attualità. In particolare “sull’esigenza di contrastare la deriva antiscientifica che si registra un po’ ovunque, anche nel nostro Paese, sia pure in piccole dosi, per fortuna. Una deriva antiscientifica che mira a bloccare il futuro e porta a ricondurre tutto al passato”.
Noi – ha detto Mattarella – dobbiamo molto alla scienza. Abbiamo attraversato un periodo lungo, oltre un anno e mezzo, che non dobbiamo dimenticare, anche per rispetto dei tanti morti che lo hanno caratterizzato.
“Tutti lo rammentiamo ancora. Abbiamo attraversato un periodo con centinaia di vittime ogni giorno. Gli ospedali stracolmi di pazienti di Covid; i sanitari generosamente impegnati fino allo stremo delle forze; i malati con altre patologie che non potevano essere ricoverati; accertamenti sanitari rinviati con grave pregiudizio per la salute di tante persone; il Paese sostanzialmente chiuso; l’attività industriale ridotta ai minimi; una drammatica perdita di posti di lavoro”.
Tutto questo è alle nostre spalle perché la scienza ci ha consegnato i vaccini, perché la vaccinazione, le misure e i comportamenti di prudenza – dai distanziamenti alle mascherine – hanno sconfitto la diffusione del contagio. Speriamo – se le manteniamo con saggezza – di averlo sconfitto e posto alle nostre spalle.
Questo dobbiamo anche al senso di responsabilità, alla saggezza di gran parte dei nostri concittadini.
Il presidente si è poi soffermato sulla frase che, ascolteremo spesso nei notiziari di oggi e leggeremo sui giornali di domani, così come ha ripetuto spesso il premier Draghi, incoraggiati dagli ottimi dati dell’economia in piena crescita “Non possiamo perdere questa occasione. Danneggeremmo duramente i giovani e le future generazioni. Dobbiamo collocarla a frutto, condurla a un buon risultato”.
Mattarella si è detto sorpreso e addolorato “che proprio adesso, in questi momenti, non quando vi erano momenti con l’orizzonte oscuro, quando si temeva il crollo del Paese, ma oggi in cui vediamo una ripresa incoraggiante – economicamente, socialmente, culturalmente – in cui il Paese si sta rilanciando, proprio adesso esplodono fenomeni, iniziative e atti di violenza, di aggressiva contestazione, quasi a volere ostacolare, intercettare la ripresa che il Paese sta vivendo e che deve essere condotta a buon fine. Con fatica, con impegno, ma in maniera indispensabile”.
Sono comportamenti che creano allarme, o meglio, creano tristezza. Non molto allarme perché si infrangono contro la determinazione, il senso di responsabilità, il senso civico dei nostri concittadini, della stragrande parte, della quasi totalità dei nostri concittadini.
Questa è la vera forza del nostro Paese: il senso civico che la nostra gente esprime, coltiva, manifesta e pone in essere.
E di questo senso civico, questo senso delle comunità, gli atenei sono un punto di formazione decisivo. La formazione, la trasmissione del sapere, del senso critico, del senso verso il futuro è compito degli atenei.